Carnevale in Sicilia

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Il Carnevale in Sicilia ha origini antichissime; è la festa dell’abbondanza e delle abbuffate prima dei digiuni quaresimali.

Questa è la settimana in cui si fa largo consumo di sughi di carne e pietanze elaborate, come i maccheroni o i cavateddi al ragù e cotenna e l’antico minestrone del Giovedì Grasso, tipico della Contea di Modica. E ancora i dolci come le teste di turco a Scicli, la pignolata a Messina, le deliziose chiacchere, biscotti bolliti nell’olio, o le sfinci di ricotta.

In questa occasione sono nate le maschere come quella di Peppi ‘Nappa, il Re del Carnevale, dei paladini e di tanti personaggi popolari che mimano scene comiche, come quella del dottore che opera un malcapitato, facendo finta di tirargli fuori le budella, su una barella improvvisata.

Ma nascono anche i carri e le sfilate allegoriche, rievocazioni e pantomime storiche, danze e antichi riti propiziatori.

A Catania, il Carnevale spesso coincide con i festeggiamenti di Sant’Agata, legandosi all’antica tradizione delle ‘ntuppatedde, quando le donne di qualsiasi ceto sociale si travestivano e andavano in giro di notte, entrando ovunque, anche nei luoghi abitualmente frequentati da soli uomini, intessendo scherzi e giochi di seduzione.

Il Carnevale di Acireale (Catania) è uno dei più antichi della Sicilia; già nel 1880 si costruivano i primi carri allegorici e da allora la tradizione è stata mantenuta grazie ai bravi e volenterosi artigiani che esprimono tutta la loro fantasia ed arguzia. La maschera più caratteristica pare fosse l’abbatazzu o poeta minutizzu che mimava nobili ed ecclesiastici portando in giro un libraccio, da cui faceva finta di emettere sentenze satiriche e sfottenti.

Un connubio di gioia, allegria, storia e tradizione, caratterizza il Carnevale Avolese (in provincia di Siracusa), annoverato tra i Carnevali storici d’Italia. Si tratta di una festa di antichissime origini, risalenti probabilmente al Medioevo.
Oggi il carnevale si sviluppa su quattro giorni. Nel pomeriggio del Sabato Grasso sfila il pupazzo detto Re Carnevale, accompagnato dalla Banda musicale di Avola. La Domenica pomeriggio, dal Viale Lido, inizia la sfilata di carri allegorici ed infiorati e dei gruppi mascherati, accompagnati dai tipici carretti siciliani. La sera, in piazza Umberto I, viene allestito un palco per la diffusione di musica e intrattenimenti vari. Il Lunedì è quasi interamente dedicato alla recita dei canti carnascialeschi (poesie dialettali), mentre la giornata del Martedì è dedicata alle prove finali della gara di poesie dialettali e alla sfilata serale che si conclude con la consegna dei premi in denaro e con la cremazione del Re Carnevale.

A Palazzolo Acreide (Siracusa), fino agli anni Sessanta si organizzavano veglioni, si danzava e si giocava a sottonovanta, una specie di pesca a premi. Oggi si balla in piazza, sfilano carri allegorici e si fanno grandi abbuffate di cavati e salsicce.

Grandi feste anche a Chiaramonte Gulfi (Ragusa) dove il lunedì sera si organizza la Sagra della Salsiccia.

Il Carnevale di Sciacca (Agrigento) è antichissimo e pare risalga alle feste saturnali romane. Artigiani della cartapesta, architetti, disegnatori, fabbri, coreografi e ballerini lavorano con grande maestria per mesi. Le figure sono maestose e i movimenti dei gruppi mascherati sono molto sofisticati. Si recitano in dialetto siciliano temi inediti e la satira si ispira a personaggi politici locali e nazionali. I carri e i gruppi sfilano per le vie del centro storico dal Giovedì Grasso, con la consegna simbolica delle chiavi della città al re del carnevale Peppi ‘Nappa, fino al Martedì Grasso, con il rogo del carro.
Quella della cartapesta è un’arte antica, oggi condivisa con i visitatori che possono assistere dal vivo alla sua realizzazione. Guarda il video “Sciacca, sogni nelle mani”

A Termini Imerese (Palermo) sfilano i carri allegorici che rappresentano ironicamente i personaggi del mondo della politica e dello spettacolo. Caratteristici sono i fantocci del Nannu e della Nanna, la cui tradizione risale alla metà dell’800, trasmessa dai napoletani in fuga con i Borbone da Napoli, ai tempi dei moti. Il Nannu rappresenta il Carnevale e la sua “condanna” al rogo a mezzanotte del martedì precedente le ceneri, segnando la fine del periodo dell’allegria. La Nanna, invece, è una donna esile ed alta che simboleggia il dolore e la penitenza della Quaresima, ma che veste con molta civetteria. Uno dei momenti più divertenti della festa è la lettura del testamento del Nannu, nel quale vengono messe alla berlina le personalità più in vista della città.

Anche a Corleone (Palermo), dove sfilano i carri allegorici, viene condannato il Nanno al rogo, agghindato con una collana di salsiccia e portato a spalle dal riavulicchio che rappresenta la rinascita di una festa, solo recentemente recuperata.

A Gioiosa Marea (Messina) da quasi 70 anni si realizza il Carnevale del Murgo, chiamato così perché va in scena la “murga“, caratteristica orchestrina sgangherata e coloratissima, diretta dal Murgo in frac e cilindro. Si tratta di una tradizione importata dall’Argentina, da emigrati di ritorno che hanno assimilato questo aspetto della cultura latino-americana, arricchendola con elementi locali tratti dal contesto marinaresco.

Il Carnevale di Novara di Sicilia (Messina) prevede, oltre ai tradizionali festeggiamenti, anche il torneo del maiorchino, una corsa che consiste nel fare rotolare per le vie della città forme di formaggio pecorino locale, una specialità ricavata attraverso particolari processi di lavorazione e stagionatura. L’evento ha come naturale conclusione la Sagra, dove i protagonisti sono formaggio, ricotta e tuma!

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