Isola delle Femmine

Dettaglio

La Riserva Naturale Isola delle Femmine (o “Isola di Fuori”) è l’isolotto che si estende a trecento metri dalla costa di Palermo e costituisce Comune a sé, includendo nel proprio territorio le pendici dei monti Pizzo Mollica e Raffo Rosso.

Raggiungibile col traghetto da Palermo, al suo toponimo sono legate diverse leggende: la più nota ruota attorno al fascino della torre diroccata che sovrasta l’isolotto, interpretata per lungo tempo come una prigione per sole donne (13 fanciulle turche). In realtà, sia la torre sulla terraferma (Torre di Dentro) che quella sull’isolotto (Torre di Fuori) facevano parte del sistema difensivo di torri costiere in uso nella Sicilia medievale. Secondo la tradizione popolare l’antico nome doveva essere “Insula Fimi”, ovvero “Isola di Eufemio”, dal nome del governatore bizantino Eufemio da Messina.

Il borgo di Isola delle Femmine si inserisce nel REIMAR (Registro delle Identità della Pesca Mediterranea e dei Borghi Marinari) ed è storicamente votato alla pesca, in particolare a quella delle lampughe, con l’uso dei tradizionali “cannizzi”, piattaforme galleggianti. Un giro per il borgo consente di ammirare il Santuario di Maria Santissima delle Grazie (1850), oggetto di festa il 2 luglio.

La Riserva Naturale Isola delle Femmine, istituita dalla Regione nel 1997 e affidata alla LIPU, nasce per tutelare l’importante patrimonio di flora e fauna presente sull’isola e sotto il mare, che include numerose varietà di macchia mediterranea (oltre 120 specie), uccelli migratori e gabbiani che nidificano, da osservare in attività di birdwatching, e un ricco fondale marino, da esplorare con un apposito Itinerario Subacqueo.

Quest’ultimo, a soli 5 minuti dal porticciolo locale, consente agli appassionati di immersioni di ammirare i tesori sommersi di Isola delle Femmine: reperti archeologici di epoca greca e romana, come i recipienti di stoccaggio alimentare cui, sulla terraferma, corrispondono i siti di lavorazione (7 vasche per la produzione della prelibata salsa romana “garum”, l’odierna colatura di alici) e i resti di un relitto romano del II secolo a.C., parte del cospicuo patrimonio archeologico sommerso della Sicilia.

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