Street art a Messina

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Grige periferie, interi quartieri abbandonati, costruzioni abusive… Se pensate che alle storture e alle bruttezze create dall’uomo non ci sia rimedio bhè, vi sbagliate. Potrà non essere una soluzione definitiva, certo, ma la street art sa come rendere il degrado un’opportunità, trasformandolo in gioia, colore e aggregazione sociale. In questo percorso scopriremo alcune delle opere di street art più interessanti nel territorio messinese. Siete pronti? 

Partiamo dalla costa ionica della provincia: Giardini Naxos. Qui dal 2012 Emergence, Festival di Street Art, ha portato numerosi artisti per arricchire la città di coloratissime opere d’arte, dislocate principalmente sul lungomare e sulla Consolare Valeria alle sue spalle. Ma gli sforzi dell’associazione Emergence hanno trovato la loro sintesi presso il molo che deturpa la baia. Nell’intento di trasformarlo in un vero e proprio monumento del XXI secolo, è stato chiamato l’artista romano Danilo Bucchi, che ha realizzato un’opera davvero monumentale, dal titolo Per vivere si muore, dedicata al «coraggio degli uomini che salgono su una barca e affrontano l’ignoto». Per vederlo dovrete costeggiare tutta la parete del molo sui cui l’opera è stata realizzata: un muro lungo circa 270 metri e alto 10 metri. Il mare, a fianco, vi accompagnerà in questa passeggiata.

Spostiamoci ora verso nord, a Messina. Prima di arrivare in centro, fermiamoci alla Casa Cammarata, il “Castello” di Maregrosso, una costruzione di street art ante litteram. Quando a New York nasceva la street art, a Messina, negli anni ’70, un ex soldato, muratore in pensione, di nome Giovanni Cammarata, decide di decorare la propria baracca e le abitazioni circostanti con un’arte inconsueta, fatta di fantasmagoriche figure, madonne, ninfe e statuine africane (antico ricordo degli anni da soldato). Pochissime sono le statue superstiti, fra cui due dei tre elefanti gialli che guardavano al mare, ma in questa zona molti sono ormai gli artisti che hanno continuato il suo operato: tra questi c’è Poki, che ha realizzato un murales raffigurante il terzo elefante mancante. Di fronte al murales compare il viso di Cammarata, con il suo manifesto poetico-artistico e la frase che era solito ripetere: «se diamo un pennello in mano ad un bambino non prenderà mai una pistola», reinterpretata artisticamente da Kuma

Addentriamoci adesso nella città. Nel 2013 il noto artista Blu lascia una traccia del suo passaggio, con un’opera dal titolo La caccia al pesce spada: una denuncia sociale, civile e culturale contro il degrado, realizzata sulla Casa del Portuale. Da qui, altri artisti hanno seguito il suo esempio. A partire da uno dei murales più noti, Without name di Nemo’s, che rappresenta quattro corpi nudi appesi come fossero lenzuola stese ad asciugare. Un’opera dedicata all’atleta somala Samia Yusuf Omar e a tutti coloro che hanno perso la vita nel Mediterraneo. Una metafora che vuole essere molto forte: è la nudità dei corpi stesi ad asciugare a fare scandalo, e non la morte stessa, che gocciola dai corpi appesi. 

Sullo stesso tema troviamo in città anche la coloratissima opera della spagnola Julieta (una Sirena circondata da maioliche siciliane che piange); e poi ancora di mare, ma delle sue fatiche lavorative, parla il murales Lillo di Seacreative; o di miti che vengono dal mare narra quello di Giasone e il Drago di Luca Zamoc, opera sul comandante degli Argonauti alla ricerca del vello d’oro, rappresentata con i colori della città (rosso e giallo). E poi d’obbligo è fare un salto per vedere Il paguro e il marinao di Anc e Poki: un paguro gigante sormontato dal Faro, che racchiude in sé i simboli della città. Stanchi? Non finisce qui. Per riposarvi, comprate un biglietto e salite sul tram: attraversando la città farete un vero e proprio tour immersivo nell’arte di strada. Ad ogni pensilina troverete infatti un dipinto, realizzato grazie all’impegno del progetto “Distrart – Distretto d’arte urbana”. Un viaggio tra i miti di Colapesce, di Cariddi, dei giganti locali Mata e Grifone, di Ulisse e delle sue Sirene

Usciamo quindi dalla città dello Stretto e dirigiamoci verso est, per raggiungere l’ultima tappa di questo itinerario, San Salvatore di Fitalia. Questo piccolo borgo sui Nebrodi custodisce due perle di recente creazione, ma dal sapore antico. Stiamo parlando dei murales caravaggeschi di Andrea Ravo Mattoni: la Cena di Emmaus e la Natività con i Santi Lorenzo e Francesco, capolavoro di Caravaggio tristemente noto perché rubato dalla mafia a Palermo nel 1969. Così l’artista ha voluto ridonare alla terra siciliana questo splendido Caravaggio perduto. Due pezzi di Rinascimento, fedelmente riprodotti e donati alla comunità: anche questa è street art.

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