Noto, il barocco siciliano

Dettaglio

Questa cittadina del sud est, rifondata nel ‘700, rappresenta il cuore e contemporaneamente il  punto di partenza per la visita alla valle del barocco siciliano. La sua cattedrale, anch’essa risorta e perfettamente ricostruita dopo 10 anni di complessi lavori, è stata inserita nel patrimonio dell’umanità UNESCO.

Entrate in città da est, passando sotto l’Arco di trionfo che vi introdurrà al corso Vittorio Emanuele, il cuore di Noto. Ferdinando di Borbone nel 1838 fece la stessa cosa, inaugurando il monumento. Provate ad alzare lo sguardo per osservare le tre sculture simboliche sulla sua sommità:  una torre merlata che rappresenta la potenza, un cane, simbolo della fedeltà e al centro un pellicano, il sacrificio.

Anche questa porta reale fu costruita con la caratteristica pietra calcarea giallo dorata, utilizzata per edificare le chiese e i palazzi della città. E’ una pietra calcarea molto particolare per la sua duttilità ed è per questo che è stata scelta, per consentire il taglio così elaborato dei suoi monumenti e perché allo stesso tempo irradia una luce forte. Al calare del sole vi accorgerete come il colore caldo degli edifici risalta alla luce del tramonto, creando un’atmosfera che prende il cuore.

Godetevi la passeggiata: è bello percorrere su e giù il corso principale Vittorio Emanuele. A destra, sopra la piazza Immacolata, la Chiesa di San Francesco all’Immacolata  si innalza in cima ad un’imponente scalinata. All’interno della chiesa settecentesca, noterete la navata unica, secondo l’uso francescano, e bianche pareti decorate con stucchi in stile rococò. Annesso alla chiesa si trova il convento francescano.

Questa è solo una delle numerose chiese che incontrerete lungo il vostro cammino. Noto è stata riedificata dopo un potente terremoto e questo ha concesso agli architetti dell’epoca massima libertà nella progettazione e nel creare un impianto urbanistico che può definirsi “scenografico”. Le tre strade principali sono state concepite, da est ad ovest, per essere sempre illuminate dal sole. Il progetto urbanistico aveva previsto che venissero destinate ai tre ceti sociali principali: il corso principale al clero, quello superiore alla nobiltà e quello inferiore al popolo. Ecco il perché di tante chiese, lungo il vostro cammino, sul corso Vittorio Emanuele.

La Chiesa di Santa Chiara, sul lato sinistro del corso, mostra un barocco molto delicato. L’interno, piccolo e ovale, ornato di stucchi e putti, è ben armonizzato dalle dodici colonne. Spingetevi fino all’annesso convento di clausura, è un mondo interessante da scoprire e dalla terrazza si gode una bella  vista.

La Cattedrale, che sorge in cima ad una monumentale scalèa, fu iniziata pochi mesi dopo il terremoto del 1693 ma completata solo nel 1770. La facciata, piuttosto spoglia di ornamenti e stravaganze, incorpora motivi barocchi ed elementi classici. La Chiesa conta tre navate, divise da alti pilastri. Nella cappella di fondo della navata destra è custodita l’Arca argentea di San Corrado, il  santo patrono della città. La ricostruzione della cupola, dopo il disastroso crollo del 1996, si è svolta in più di 10 anni con l’uso di tecniche moderne nel rispetto dello stile settecentesco e con l’utilizzo degli stessi materiali del tempo. Un gran bel lavoro! Oggi il simbolo della rinascita della zona che è inserita nell’elenco dei beni di patrimonio dell’umanità UNESCO.

Di fronte alla cattedrale trovate il Palazzo Ducezio, sede del Municipio. Progettato dall’architetto Sinatra, l’edificio è rialzato rispetto alla piazza su cui sorge. Fu costruito tra il 1746 ed il 1830 su un’unica elevazione e solo negli anni ’50 fu sovrapposto un secondo piano, modificando così la linea neoclassica originaria. All’interno, il salone di rappresentanza è un’esplosione di magnificenza, tra ori e stucchi.

Continuando il percorso, sulla destra imboccate Via Nicolaci, famosa per l’Infiorata, che si conclude con la bella facciata concava, chiusa tra due campanili, della Chiesa di Montevergine. Saltano agli occhi, sulla sinistra, i panciuti balconi di Palazzo Nicolaci Villadorata che rappresentano l’espressione massima del barocco netino. Le mensole che li reggono sono decorate con forme di animali tra volute ed arabeschi.

Il palazzo, costruito dall’architetto Nicolaci nel 1731, conta ben novanta stanze con volte affrescate e dipinti settecenteschi e fu per tanto tempo la residenza abituale dei principi di Villadorata.

Nel mese di maggio, la Via Nicolaci è protagonista della famosa e tradizionale Infiorata. Squadre di artisti compongono un mosaico di petali variopinti, fino a formare un tappeto che ricopre il selciato della strada. Questa manifestazione floreale si rivolge al mondo: ogni anno il tema è dedicato ad un Paese diverso.

Continuando la passeggiata sul corso, subito a sinistra, trovate la Chiesa di San Carlo e il Collegio dei Gesuiti con il suo grande portale a quattro colonne sovrastate da mascheroni mostruosi. Giunti in chiesa, salite sul campanile per godervi  la vista panoramica sul centro città.

In fondo al corso, attraversate la piazza XVI Maggio con la Chiesa di San Domenico e la Villetta di Ercole. La fontana e le panchine vi aspettano per proporvi una piccola sosta e poter ammirate l’elegante Teatro Vittorio Emanuele III.

La storia di Noto

Il suo primo nome era Neas e sarebbe stata fondata da popolazioni sicane, all’epoca della caduta di Troia, sul colle della Mendola. Caduta nelle mani dei conquistatori siracusani, la città assimilò costumi e culto ellenici e fu elevata a sede di gimnasium. Passata sotto il dominio romano come città federata, in epoca imperiale fu dichiarata municipium latino: una singolare condizione che procurò alla città notevoli privilegi, tra cui quello di potersi governare con proprie leggi. Conquistata dagli arabi, che ne fecero una roccaforte munitissima, prese il nome attuale e fu capitale di uno dei tre valli in cui essi avevano suddiviso la Sicilia, il Val di Noto. Dopo due secoli di dominio musulmano, nel 1090 Noto trattò la resa con Ruggero.

La storia di Noto, oltre che dagli uomini, è segnata dagli avvenimenti della natura: nel 1693, infatti, fu distrutta dal terremoto che colpì l’intera Sicilia sud-orientale.
Ideata come un grande teatro senza quinte, concepita come città libera ed aperta, Noto risorse sontuosa e superba. La storia architettonica della nuova città fu dominata dall’estro artistico dei tre architetti Rosario Gagliardi, Vincenzo Sinatra e Paolo Labisi che seppero sviluppare uno strabiliante capolavoro di unità architettonica. Tre diverse personalità che, pur vivendo ed operando in provincia, diedero alla città un’impronta originale che esula dal rigido linguaggio barocco, arricchendolo di elementi rinascimentali, spagnoleschi e neoclassici e dando vita ad uno stile fantasioso e vagamente sognante.

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