
Avvolto dal fascino di antiche tradizioni, il Carnevale di Misterbianco ha vissuto un lungo e laborioso cammino prima di approdare ai “COSTUMI PIU’ BELLI DI SICILIA”. L’odierna specificità, orgogliosamente difesa, è solo un tassello del mosaico che ha dato alla più genuina “festa di popolo” precise identità di costume. Il primitivo modello di questa “festa paesana” nasce negli anni quaranta, da una antica tradizione legata alle “Maschere” (‘a Mascara), una sorta di commedia dell’arte alla siciliana, che impegnava improvvisate compagnie locali in recite di vere e proprie “farse” singolari e grottesche. “’A Maschara” veniva rappresentata nei quartieri più antichi e popolari del paese e sin dal suo debutto (la domenica di carnevale) era accolta da migliaia di paesani, che dopo il tradizionale pranzo a base di salsiccia e “maccaruni a setti puttusa” (maccheroni con sette buchi) si riversavano nelle strade per non perdere il tanto atteso spettacolo. >INFO
In un freddo inverno del 1848, dalla vicina Palermo giungono frammentarie notizie su una sommossa scoppiata il 12 Gennaio, e a Termini Imerese non si parla d’altro; al centro dei commenti c’è il condottiero termitano Giuseppe La Masa che tutti indicano come il principale artefice della rivolta per la cacciata dei Borboni. A seguito di quelle storiche vicende, un folto gruppo di napoletani, fuggito dal capoluogo siciliano, trova rifugio nella nostra città. I napolitì, così vengono chiamati grazie alla loro proverbiale allegrezza e simpatia, non ci mettono molto ad ambientarsi e proprio in occasione del periodo carnascialesco promuovono una festa pubblica che, seppur improvvisata, vede la partecipazione e il contributo di tanti termitani. Ci viene narrato che i napolitì abitassero nella zona oggi chiamata “Porta Palermo”, dove tutt’ora troviamo una piccola via nominata Napolitì, era una sorta di povera borgata dove risiedeva soprattutto gente povera che abitava fuori dalle porte della città. I napoletani iniziarono i festeggiamenti probabilmente con un gruppo di contadini e pescatori del posto, si trattava di una festa che coinvolgeva unicamente il quartiere e che solo in un secondo momento coinvolse l’intera città. Così i nostri antenati ci narrano come avvenne l’inizio dei festeggiamenti del carnevale termitano; in mancanza di prove documentali non si può certo parlare di storia, ma ci troviamo sicuramente in presenza di un racconto parecchio verosimile, che successivamente trova adeguati riscontri grazie a un documento datato 1876. Il documento, nella fattispecie una ricevuta, ci segnala la presenza in città di un’associazione, o meglio di una società del Carnovale, il cui timbro raffigura una maschera dalle fattezze abbastanza simili a quelle del Pulcinella napoletano. >
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Mastro di Campo. 3 MARZO 2019. Mezzojuso
Nello splendido e pittoresco scenario di Piazza Umberto I a Mezzojuso si svolge, a Carnevale, da oltre due secoli, la festa popolare del Mastro di Campo, unica nel suo genere che in nessun altro luogo si può ammirare.
Si tratta di una tragicommedia interamente mimata che coinvolge circa cento personaggi abbigliati con costumi d’epoca. Protagonista principale è il Mastro di Campo, ovvero uno strano personaggio col volto coperto da una bizzarra maschera rossa che cerca di conquistare la sua amata Regina.
La sua origine non è un invenzione del tutto ideale del popolo di Mezzojuso ma è legata, come testimoniano il marchese di Villabianca e Giuseppe Pitrè, ad una rappresentazione popolare del ‘700 che si svolgeva a Palermo durante il periodo di Carnevale chiamata “L’Atto di Castello” che a sua volta, probabilmente, si ispirava ad un fatto storico realmente accaduto: l’assalto del Conte di Modica, Bernardo Cabrera, al Palazzo Steri di Palermo, avvenuto nel 1412, per costringere la regina Bianca di Navarra, vedova del Re Martino il Giovane, ad accettare la sua proposta di matrimonio. Nella rappresentazione del Mastro di Campo il fatto storico, che si conclude con la fuga della Regina verso il castello di Solanto e la cattura del Gran Giustiziere, è stato completamente travisato e il popolo l’ha voluto trasformare a suo modo: il Mastro di Campo non è sprezzato dalla Regina che non lo fugge ma al contrario lo ama, corrisponde il suo amore e sviene quando questi è ferito. >INFO
La storia del Carnevale ha origini lontane, quando le prime mascherate di fine Ottocento si muovevano spontaneamente per la città, recitando prima su improvvisazione, poi su testi elaborati da copionisti, il primo dei quali fu Luigi Venezia. Il Carnevale di Sciacca era originariamente un appuntamento gastronomico di cui abbiamo una data certa, il 1626, ma l’appuntamento ricorrente del divertimento sociale è da rintracciare intorno al 1882, come ci attesta un’Ordinanza sull’uso delle maschere a Sciacca. Nel Dopoguerra si ha una ripresa del Carnevale, si svolgeva in campagna ed era contraddistinto da recite che impegnavano i personaggi del popolo.
Oggi si caratterizza per una molteplicità di aspetti culturali: è un rito di passaggio sancito alla fine di ogni edizione con il rogo di Peppi Nnappa, una ricorrenza gastronomica, una festa chiassosa, la descrizione di fatti sociali, ma è anche definito “Carnevale senza transenne”, in cui ognuno – con o senza costume, con o senza maschera – può inserirsi nella festa e divertirsi. >INFO
Carnevale di Valderice. 2 – 5 marzo 2019. Valderice
Il Carnevale valdericino è uno degli appuntamenti fissi che caratterizzano il folklore locale, prevedendo la partecipazione di numerosa gente e di tanti volontari che si prestano all’orgaizzazione di tutta la manifestazione, alla realizzazione dei carri allegorici e alla preparazione dei rispettivi gruppi di ballo.
I carri sono rappresentazioni di pura fantasia degli artisti locali che attraverso vere e proprie sculture in polistirolo e cartapesta danno vita all’arte; un lungo percorso che richiede mesi di lavoro prima che la manifestazione abbia luogo. Un Carnevale all’insegna della spontaneità che riesce a coinvolgere tutta la cittadinanza, dai più piccoli ai più grandi, prestando gioia e divertimento, un’occasione che vi permetterà anche di degustare i tanti prodotti tipici tra cui “u cous cous ca carni di porcu”.
Il Carnevale di Valderice quest’anno è giunto alla sua XXVI edizione. >
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