Castelbuono

Dettaglio

Un piccolo borgo medievale immerso nel Parco delle Madonie con un delizioso centro storico che affascina sin dal primo istante.

Passeggiare per le sue vie è come entrare in una fiaba: sembra di veder sfilare dame e cavalieri con fruscianti vesti in broccato e complicate acconciature. La favola diventa realtà all’inizio della bella stagione, quando i cortei storici si materializzano, sfilando fra arazzi di fiori freschi nell’Infiorata di Castelbuono.

Come in ogni fiaba che si rispetti, la città si sviluppa intorno all’imponente Castello dei Ventimiglia, nei pressi di un casale bizantino chiamato Ypsigro.

Edificato dal potente conte Francesco I Ventimiglia nel 1317 su una preesistente torre di avvistamento del XII secolo, ha ospitato la corte di una delle famiglie più influenti della storia siciliana, potenti quanto e più dei vicerè!

Anche questi autorevoli conti, ribelli ai regnanti siciliani, avevano la loro Cappella Palatina che ancora oggi è uno scrigno prezioso, decorata dagli incantevoli stucchi, su fondo a foglie d’oro zecchino, dei fratelli Giuseppe e Giacomo Serpotta (1684-87). Dietro l’altare è custodito il Teschio di Sant’Anna, patrona del paese, all’interno di un raffinato reliquiario argenteo a busto del 1521.

Oggi il Castello dei Ventimiglia è sede del Museo Civico di Castelbuono con le sue sezioni di Archeologia, Urbanistica, di Arte Sacra e di Arte Moderna e Contemporanea, con una ricca programmazione di mostre e di attività culturali che ne fanno centro vivo di ricerca, incontro e sperimentazione.

Ammiriamo adesso la Madrice Vecchia. Edificata nel XIV secolo sulle rovine di un tempio pagano, la chiesa è preceduta da un portico rinascimentale cinquecentesco e arricchito da un portale in stile catalano. L’interno, originariamente a tre navate, è stato ampliato a quattro alla fine del XV secolo. Un grandioso polittico troneggia sull’altare maggiore, un capolavoro d’arte che raffigura la Maestà in Trono con santi, attribuito da alcuni studiosi ad Antonello de Saliba, da altri a Pietro Ruzzolone.

La deliziosa statua marmorea della Madonna degli Angeli di Antonello Gagini e l’affresco raffigurante lo Sposalizio delle Vergini, del XV secolo, sono altre meraviglie su cui soffermarsi. Alcune delle colonne che separano le navate sono ornate da affreschi con santi, tra i quali si distingue, per eleganza e delicatezza, quello che ritrae Santa Caterina d’Alessandria. La cripta è interamente affrescata (XVI sec.) con episodi della passione, morte e resurrezione di Cristo.

Il Museo Naturalistico Francesco Minà Palumbo prende il suo nome dallo studioso e medico appassionato di botanica, vissuto nell’800, che ha svolto un incredibile lavoro di raccolta, classificazione e riproduzione su tavola, di specie botaniche, rettili ed insetti delle Madonie (e il viaggio continua alla scoperta degli orti botanici siciliani).

Un’altra piccola meraviglia è la Chiesa di S. Francesco, trecentesca, con l’annesso Mausoleo dei Ventimiglia, edificio ottagonale tardo-medievale a cui si accede dalla chiesa attraverso un portale rinascimentale marmoreo in stile lauranesco e che custodisce le tombe di alcuni Ventimiglia, signori di Castelbuono. Percorrendo la navata della chiesa verso l’uscita, sulla cantoria è possibile ammirare uno dei tre organi a canne più antichi d’Italia, datato 1547, che conserva ancora tutte le meccaniche originali: sentirlo suonare è come fare un tuffo nel passato.

Non distante, la Madrice Nuova, del XVII secolo, custodisce una preziosa Croce pensile dipinta su fondo in oro zecchino e cornice con foglie di cardo (XV secolo) ma anche il bel Compianto su Cristo Morto di Giuseppe Velasco e due maestosi altari barocchi a colonne tortili di Giuseppe Serpotta.

Lungo il corso principale troviamo la Fontana della Venere Ciprea (ricostruita nel 1614) con Andromeda in alto, Venere e Cupido nella nicchia centrale e quattro bassorilievi con scene mitologiche legate al tema dell’amore.

Nel cuore della città troviamo anche un’antica Banca di Corte. Proviamo ad entrare e, da qui, su per una scala, arriviamo alla torre dell’orologio dove è possibile sentire il ticchettio del tempo attraverso l’antico congegno che dal 1885, con le ruote dentate in continuo movimento, batte inesorabile le ore, i minuti e i secondi.

A Castelbuono è famosissima la manna, stalattiti biancastre dal sapore vagamente dolce che pendono dai frassini di Castelbuono e della vicina Pollina. La linfa di questi alberi fuoriesce dalle incisioni che vengono praticate sui fusti e sui rami e, una volta seccata al sole caldo dell’estate, viene raccolta e utilizzata come dolcificante, lassativo, depurativo e perfino nella cosmesi e in campo medico.

Buonissimi anche i panettoni e le colombe di Castelbuono alla manna, ormai esportati in tutto il mondo.

Sarebbe bellissimo poter venire qui al mattino presto per vedere gli asinelli netturbini! Sì, sono loro che trasportano i sacchetti ripulendo il paese da cima a fondo e anche fra le viuzze più strette, lì dove le macchine non possono addentrarsi. Ma gli asinelli distribuiscono anche cultura: ogni tanto si trasformano in agenti pubblicitari per promuovere, nel loro percorso, gli eventi che organizza il Museo Civico.

Infine prendiamoci un po’ di tempo, seduti al sole ad un tavolino dell’immancabile caffè della piazza, in mezzo a questa atmosfera rilassata e al tempo stesso brulicante di vita.

Castelbuono si anima soprattutto in estate: in luglio, durante la Festa di Sant’Anna, con la cerimonia della consegna delle chiavi, la “corte dei Ventimiglia” sfila per le vie della città; in agosto, con l’Ypsigrock Festival, la città si riempie di giovani e nuove sonorità.

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